Teatro

Un matrimonio segreto borghese a Rovigo

Un matrimonio segreto borghese a Rovigo

Secondo titolo della stagione lirica del Teatro Sociale di Rovigo, “Il matrimonio segreto” di Cimarosa manca dalla città veneta da solo dieci anni. Il musicista campano già famosissimo in patria e all’estero, dopo una permanenza di tre anni in Russia ospite di Caterina la Grande, accettò l’invito dell’imperatore Leopoldo II, già suo protettore, di trasferirsi a Vienna. Maestro di cappella della corte austriaca, entrò in contatto col librettista Giovanni Bertati e da questa amicizia nacque una collaborazione che portò alla stesura nel 1791 del Matrimonio segreto, tratto dalla commedia inglese The clandestine mariage di George Colman e David Garrick  L’opera debuttò al Burgtheater il 7 febbraio 1792 e il successo sul pubblico viennese fu subito strepitoso, tant'è che avvenne un fatto mai accaduto nella storia della musica sino a questo momento (e che tra l'altro non si ripeterà neanche in futuro): il bis dell'opera intera, grazie anche all’entusiasmo scatenato nell’imperatore stesso. La trama è molto semplice nella complessità della commedia degli equivoci; nulla di nuovo perciò in questo filone, ma la musica di Cimarosa l’ha resa unica nel suo genere.

Questo nuovo allestimento vede una coproduzione tra i teatri di Treviso, Ferrara e Rovigo, affidandone la regia a Italo Nunziata. Il regista sposta la vicenda alla fine del XIX secolo, riuscendo a realizzare un prodotto brioso, divertente e spumeggiante, nel vero solco della commedia dell’arte. A dire il vero Nunziata sembra ispirarsi più al teatro buffo napoletano, patria adottiva di Cimarosa, con rimandi azzeccati alle commedie di Scarpetta. La macchina operistica è semplice: lo scenografo Pasquale Grossi ambienta il tutto in un interno borghese ammobiliato da quattro armadi-librerie che si spostano in continuazione; i mobili e le suppellettili dietro gli armadi appaiono e scompaiono, venendo scoperti e ricoperti da teli colorati durante le scena. Il tutto risulta perciò mosso e non statico, contribuendo alla verve dell’opera e alla esplicita e travolgente comicità della vicenda.
Anche i personaggi sono ben calibrati dal punto di vista psicologico e caratteriale ma Nunziata tende ad una comicità troppo esplicita rispetto a quella sottile delineata dal libretto e dalla musica di Cimarosa, trovando poi il suo equilibrio nella divertente scena finale. Belli e appropriati i costumi di Pasquale Grossi.

Direzione corretta e briosa quella del maestro Damiano Binetti, alla guida dell’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta, anche se un po’ più di carattere avrebbe spinto meglio a ricreare il brillante tessuto cromatico tipico di Cimarosa. Indubbiamente il maestro Binetti ha supportato egregiamente le giovani voci imponendo all’orchestra il rispetto dell’equilibrio fra buca e palcoscenico.

Il cast era composto (eccetto il tenore Adami) da giovani voci vincitrici del XLII Concorso Del Monte. Il basso buffo Fabrizio Beggi è stato un eccellente Signor Geronimo dal punto di vista scenico, vocalmente calibrato e corretto. Giulia Semenzato ha dato vita ad una Elisetta briosa e dalla voce delicata. Il soprano albanese Dorela Cela è stata una brava Carolina, voce chiara e buon fraseggio, anche se limitata nella coloratura. Molto brava Loriana Castellano in Fidalma: il mezzosoprano, oltre la bella voce, ha avuto una buona caratterizzazione scenica. Andrea Zaupa è stato un credibile Conte Robinson; la voce deve maturare, ma ha tutta la verve per farcela; ottimo dal punto di vista scenico, caratterizzando un personaggi fuori dalle righe. Filippo Adami in Paolino, pur non avendo brillato vocalmente, ha dimostrato di possedere un bel timbro e un discreto fraseggio.

Immeritatamente il Teatro Sociale presentava troppi posti vuoti. L’allestimento è stato apprezzato dal pubblico presente, che ha applaudito sia la capacità comica dei cantanti che la loro prova vocale, tributando a tutti lunghi applausi anche a scena aperta.